Vecchie tragiche consuetudini.
Torna a farsi sentire sulla stampa locale una vecchia conoscenza e nuovamente sfodera tutto l’armamentario dell’omofobia militante: pedofilia, poligamia, natura deviata, scenari apocalittici, ecc..
E’ il consueto calderone ideologico riproposto, che mischia le cose ad arte per confondere i meno informati, una sorta di riedizione delle demonizzazioni tanto il voga il secolo scorso tra le dittature del nostro continente.
Se ci sono consentiti alcuni consigli: provi magari il Signor Toffali ad accettare il confronto onesto e rigoroso con il dato scientifico e antropologico, ad allargare un po’ le vedute al sentire delle grandi democrazie europee perché le mistificazioni gratuite non sono un modo d’agire accettabile, venga, per finire, piuttosto a confrontarsi con la normale quotidianità della nostra vita, accetti l’invito sarebbe un esercizio sicuramente utile per portare un po’ di luce su tanti infondati pregiudizi, venga le porte sono aperte.
Il giornale di Vicenza – domenica 22 aprile 2007 – lettere dei lettori.
“Dopo il suicidio dell’adolescente torinese che si è tolto la vita perché sbeffeggiato”
Dopo il suicidio dell’adolescente torinese che si è tolto la vita perché sbeffeggiato dai compagni che l’accusavano di essere GAY, alcuni intellettuali hanno auspicato che nelle scuola si affronti il tema dell’omosessualità. Si può facilmente supporre che tale richiesta non sia del tutto neutra, bensì finalizzata a “sdoganare” l’idea che l’omosessualità sia una condizione assolutamente “normale”. Ma a questo punto, giacché nella società non sussiste unicamente questa nuova “costumanza”, perché non estendere il dibattito anche ad altre forme “alternative” di esistenza?
Per esempio, ci sono persone che non riescono fare a meno di “farsi” l’amante o di avere relazioni multiple, altre ancora prediligono “l’amore” per i bambini, i più arditi addirittura preferiscono la bestialità all’amor cortese.
Se i valori umani si stabiliscono non più in virtù della legge morale naturale inscritta nella natura stessa dell’uomo, ma in forza del “principio di realtà”, non stupiamoci poi se l’intera società stia scivolando lentamente in un baratro senza fine.
Gianni Toffali – Verona
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