Terapia riparativa per l’omosessualit
Il quotidiano Liberazione ha pubblicato ieri un’interessante inchiesta sulla cosiddetta “terapia riparativa” dell’omosessualità che malgrado la dura condanna da parte degli esponenti della comunità scientifica viene portata avanti da alcuni ambienti religiosi.
Giornalista di Liberazione nel tunnel dei guaritori dei gay: “Per 6 mesi si è parlato del mio didietro!”
26 dicembre 2007 alle 13:35
Sembra che di recente sia tornato di moda “curare” gli omosessuali: da una sedicente associazione di genitori di persone omosessuali (che parla di “same sex attraction“) che sfrutta una quasi omonimia con la storica Agedo e che vede nell’ex-gay Luca di Tolve una sorta di messia, fino alle recenti dichiarazioni di Monsignor Sgreccia che, all’indomani del fallimento del registro delle unioni civili a Roma, ritenendosi contento del risutato e sottolineando la forzatura che avrebbe rappresentato tale registro, ha chiosato sostenendo che Le coppie di fatto vanno aiutate a superare le loro momentanee difficoltà per accompagnarle al matrimonio.
Chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate. Sempre nella discrezionalità e nell’accoglienza e soprattutto senza battaglie ideologiche Fortunatamente c’è anche chi indaga e approfondisce cosa c’è dietro le deliranti dichiarazioni dei soliti noti. E’ stato pubblicato qualche giorno fa sulle pagine di Liberazione il reportage di Davide Varì che, fintosi omosessuale, ha passato sei mesi tra medici (di formazione cattolica) desiderosi di “guarirlo“. La sede delle Edizoni Paoline di Roma è l’anticamera di un percorso sotterraneo in cui operano, autorizzati non si sa bene da chi, i “guaritori” che applicano la teoria riparativa messa a punto da Joseph Nicolosi che ha poi dato vita ad una frotta (dalla mortalità assai elevata) di ex-gay. Tutto questo mondo oscuro gira intorno a Tonino Cantelmi, fondatore dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e al “Obiettivo Chaire” gruppo ultra-cattolico, che diffonde e applica in Italia le teorie di Nicolosi.
Qui in basso i links all’inchiesta, cliccare sull’immagine per scaricare il file in formato pdf.
«Il presidente dell’Arcigay ascolti i miei pazienti»
Articolo pubblicato su Avvenire del 10 gennaio 2008-01-10 di Tonino Cantelmi
Difficile non condividere quanto recentemente affermato dal presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi Giuseppe Luigi Palma, che invoca il rispetto per i codici valoriali dei pazienti che consultano uno psicoterapeuta e pone un altolà a discriminazioni di ogni genere. Difficile però leggere questo a senso unico e titolare, come fa Liberazione, «l’Ordine degli psicologi condanna Cantelmi» (e invece fa solo un comunicato che ribadisce alcuni principi a mio parere indiscutibili). Al di là dell’attacco strumentale e dal tono chiaramente intimidatorio, non avrei difficoltà neanche a sottoscrivere quello che afferma Mancuso, presidente dell’Arcigay, che in un altro precedente editoriale terminava anche con un passaggio omeletico in cui ricordava a me la misericordia di Dio. Il fatto: una presunta inchiesta di Liberazione riportava la vicenda di un giornalista che mi chiede, sotto mentite spoglie, aiuto e che poi strilla che quel medico cattolico e clericale lo voleva ‘curare’. Inchiesta smentita nel dettaglio, grossolana, incompleta, strumentale. Da ciò nasce il caso, montato ad arte: esistono in Italia reti clandestine (davvero?) cattoliche di terapeuti che fanno terapie forzate ai gay. È inutile smentire ancora, si rischia di essere ripetitivi. Intanto riparte il tam tam mediatico con blog, siti, agenzie, ecc… Rinuncio a ristabilire la verità, ma raccolgo l’invito di Mancuso ad una discussione (pacata e serena mi auguro). E allora: quali sono i temi in gioco? Anche se ritengo che discussioni più tecniche vadano rimandate nelle sedi appropriate (quelle del dibattito scientifico), provo a semplificare, sperando che nessuno voglia strumentalizzare quello che dico.
Primo: nessuna terapia ‘riparativa’. Da tempo sostengo che il termine ‘riparativa’ sia ideologico, come quello ‘affermativa’. Esiste la terapia, secondo modelli convalidati scientificamente, ed esiste la domanda di psicoterapia. Esiste il lavoro di decodifica del terapeuta ed esiste il consenso del paziente. Si può discutere di questo?
Secondo: nessuna diagnosi di omosessualità. Questo non vuol dire non prendere in esame quella che l’ICD-X (cioè il sistema di classificazione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) chiama ‘sessualità egodistonica’ e la comprende nella categoria ‘Psychological and behavioural disorders associated with sexual development and orientation’. Attenzione! L’ICD-X (il più ufficiale e recente sistema di classificazione) chiarisce che ciò vale per tutti: eterosessuali ed omosessuali e specifica che «l’orientamento sessuale da solo non riguarda questo disturbo». Sottoscrivo e credo che questo possa mettere a tacere ogni speculazione. Nessuna omofobia. Vogliamo mettere in discussione l’ICD-X? Si può fare, attiene alla ricerca scientifica, ma al momento questa è la posizione ufficiale dell’OMS.
Terzo: rispetto dei codici valoriali del paziente. Ottimo, ma anche questo vale per tutti. Che debbo rispondere alla lettera di denuncia che proprio oggi mi giunge da un uomo della Basilicata che si dice ‘violentato’ perché il suo terapeuta lo pressa per la separazione coniugale che invece contrasta con i suoi valori più profondi? Ne vogliamo parlare? Davvero nessuno ha mai preso in esame le lamentele di pazienti che aderiscono con convinzione a movimenti ecclesiali e che sono profondamente turbati da terapeuti che non rispettano il loro codice valoriale?
Quarto: la presunta neutralità del terapeuta. Innumerevoli studi metodologici ed epistemologici dimostrano che il terapeuta non è neutrale. Sostenerne la neutralità è semplicemente antiscientifico. E allora: non è forse più etico (ma direi semplicemente onesto) dichiarare le premesse antropologiche ed i presupposti epistemologici che sono dietro ogni modello terapeutico? Questo mi sembra un punto su cui debba essere promossa in Italia una ricerca autentica.
E infine: è vero, ho invitato Mancuso a passare con me una settimana, nel mio studio, per verificare se sia stato giusto prestarsi ad una operazione mediatica di linciaggio così, a mio parere, ingiusta. Rinnovo l’invito e alzo il tiro: potrà accedere, con il permesso dei pazienti, all’agenda degli appuntamenti, allo scambio di mail, alle innumerevoli telefonate, agli sguardi ed alle sofferenze dei pazienti stessi, insomma a tutto il lavoro svolto.
Ciao Sara, grazie per aver postato questo articolo del Prof. Cantelmi presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici.
La posizione del cattolicesimo è ben nota, va rispettata anche se risulta difficile da condividere.
L’ordine degli psicologi italiani, e con loro la stragrande maggioranza degli ordini dei psicologi internazionali, si è espresso chiaramente su questo punto, il resto lo si lascia alle credenze personali.
Quello che spiace è il constatare l’ennesimo esempio di vittimismo, prassi nella quale certi cattolici sembrano indulgere sin troppo salvo risultare credibili.
Diamo spazio al dialogo e al confronto piuttosto che vittimizzarci.