Omofobia – un contributo alla riflessione
Riproponiamo questo contributo di Michela Marzano, tra i migliori filosofi-pensatori dei nostri tempi, apparso su La Repubblica nei giorni scorsi.
UNA SOFFERENZA IN PIÙ
Repubblica — 15 ottobre 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
L’ AFFOSSAMENTO della legge sull’ omofobia la dice lunga sulla concezione dei diritti civili e delle libertà pubbliche della maggioranza. Proprio mentre le aggressioni contro i gay si moltiplicano, il rifiuto di inserire tra le aggravanti “fatti commessi per finalità inerenti all’ orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa” non può che rafforzare l’ odio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Incoraggia quanti credono che il semplice fatto di essere omosessuali meriti una punizione. Una buona notizia, scrive ironicamente Miriam Mafai, per tutti i “normali” che percorrono le strade del paese alla ricerca di vittime colpevoli di una presunta “diversità”. Una pessima notizia, ho voglia di aggiungere- l’ ironiaè un’ ottima arma per combattere le ingiustizie, ma arriva un momento in cui l’ indignazione è tale che l’ ironia non è più sufficiente – , per coloro che si battono per il rispetto di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalle differenze di sesso, nazionalità, etnia, religione e orientamento sessuale. Perché siamo tutti uguali e degni di rispetto, nonostante le differenze che ci caratterizzano, che sono infinite, e che non potranno mai essere cancellate dal conformismo e dall’ ipocrisia che regnano oggi in Italia. Tanto più che gli argomenti utilizzati per rifiutare questa legge, nonostante l’ apparente sottigliezza, sono estremamente confusi, per non dire fallaci. Invece di cercare di arginare con serietà e rigore l’ odio e il fanatismo che circondano oggi gli omosessuali, ci si nasconde dietro i sofismi e si manipola l’ opinione pubblica. «E se un pedofilo che ha già scontato la sua pena esce dal carceree lo pestano perché omosessuale anche lui beneficerà di questa legge?» dichiara in aula l’ onorevole Santelli (Pdl). Non c’ è bisogno di un’ opposizione esplicita per affossare una legge. Basta insinuare il dubbio, mescolare le carte, associare tra loro concetti differentie contraddittori. Perché proteggere dall’ ira del popolo i delinquenti sessuali che minacciano le nostre città? Si può veramente condannare chi “pesta” un pedofilo o un omosessuale? Sembra che alcune persone non facciano più alcuna differenza tra l’ omosessualità e la pedofilia. Tutto ciò, paradossalmente, nel nome del rigore e dell’ uguaglianza di fronte alla legge. «L’ inserimento tra le circostanze aggravanti comuni previste dall’ art. 61 del codice penale della circostanza di aver commesso il fatto per finalità inerenti all’ orientamento sessuale comprende qualunque orientamento, ivi compreso incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia…» si legge nel testo riassuntivo della seduta del 13 ottobre elaborato per rifiutare l’ esame della proposta di legge. Testo che prosegue sottolineando non solo l’ indeterminatezza concettuale dell’ espressione «orientamento sessuale», ma anche il fatto che non si possa in alcun caso comparare le discriminazioni per orientamento sessuale alle discriminazioni legate alle differenze razziali o religiose. Nel secondo caso, infatti, conclude il testo, «si fa sempre riferimento a circostanze oggettive circa le condizioni della persona offesa». Ma di cosa si sta parlando esattamente? Nel nome di quale chiarezza si osa assimilare l’ omosessualità, la pedofilia, la zoofilia e la necrofilia? Per quale misterioso motivo la scelta religiosa-e non l’ orientamento sessuale- dovrebbe rinviare immediatamente a una circostanza oggettiva? Albert Camus diceva che, a partire dal momento in cui si utilizzano male le parole, si introduce nel mondo una sofferenza supplementare. È quello che sta accadendo in questo momento in Italia. E non solo in Italia, purtroppo. Perché le recenti polemiche suscitate in Francia dalle dichiarazioni di Marine Le Pen, leader del Front National, contro il ministro della Cultura Frédéric Mitterand vanno nella stessa direzione. Deformando alcune frasi dell’ ultimo romanzo di Mitterrand, Mauvaise vie, Marine Le Pen ha accusato il ministro di fare l’ elogio del turismo sessuale e della pedofilia, costringendolo a difendersi su Tf1, al telegiornale serale, di fronte al popolo francese. «Condanno fermamente il turismo sessuale che è una vergogna», dichiara allora il ministro. «Condanno fermamente la pedofilia che non ho mai praticato». In che mondo viviamo? Perché doversi ancora giustificare per la propria omosessualità? Com’ è possibile che all’ inizio del Ventunesimo secolo ci sono ancora persone che (per ignoranza o per malafede) confondono omosessualità, turismo sessuale e pedofilia? In Francia, le reazioni della gente sono state immediate. Le parole di Frédéric Mitterrand hanno messo a tacere le polemiche, isolando poco a poco tutti coloro che, partendo per una crociata in difesa del Bene, non esitano a umiliare, a ghettizzare e a stigmatizzare i “differenti”. Quando arriverà il momento in cui, anche in Italia, si smetterà di tollerare ipocritamente il male fatto e subito in nome del Bene? L’ ostilità di alcuni italiani verso gli omosessuali è profonda. L’ ignoranza non basta per spiegare quello che accade. L’ omosessualità suscita disapprovazione e avversione. Che sia nel nome della natura, della morale, della religione o del diritto, in fondo, poco importa. Perché in ogni caso ciò che si vuole ribadire è sempre la stessa cosa: l’ ordine e la separazione. Un ordine simbolico, spiegano in molti, che si appoggia da sempre su una serie di dicotomie radicali: la differenza ontologica tra l’ anima e il corpo, l’ uomo e la donna, l’ eterosessualità e l’ omosessualità, la natura e la cultura, la normalità e l’ anormalità. Queste dicotomie hanno permesso per secoli al pensiero di strutturarsi in modo dicotomico, e di legittimare l’ instaurazione di una gerarchia di valori immutabili e eterni cui tutti dovrebbero conformarsi. Ma come sapere ancora cosa è bene e cosa è male quando nel nome del bene alcune persone non esitano a strumentalizzare la “differenza” e a trasformare in capri espiatori tutti coloro che non corrispondono alla “norma” o alla “normalità”? Come si può semplicemente insinuare che un uomo che ama un altro uomo o una donna che ama un’ altra donna siano colpevoli di un amore contro natura? Come si può anche solo sollevare il dubbio che non siano poi così differenti da coloro che, approfittando della fragilità delle persone più giovani, violano l’ integrità fisica e psichica dei minori? – MICHELA MARZANO
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